Negli ultimi decenni, la dieta mediterranea è stata promossa come il modello alimentare ideale, riconosciuto persino dall’UNESCO come patrimonio culturale immateriale dell’umanità nel 2010. Numerose pubblicazioni scientifiche e istituzioni sanitarie ne hanno elogiato i presunti benefici per la salute, associandola a una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, metaboliche e croniche. Tuttavia, ciò che oggi viene commercializzato o inteso come dieta mediterranea ha ben poco a che vedere con le reali abitudini alimentari storiche delle popolazioni del Mediterraneo. Anziché essere un sistema nutrizionale ben definito e immutabile, la dieta mediterranea era in realtà il risultato di pratiche locali, stagionali e, soprattutto, legate alle necessità del momento.
Oggi il concetto di dieta mediterranea è stato trasformato in una sorta di “etichetta di qualità” che viene spesso sfruttata a livello commerciale per promuovere prodotti alimentari di vario tipo, spesso industriali e raffinati. Pasta, pane, olio d’oliva e pesce vengono indicati come i pilastri di questa alimentazione, ma la realtà storica racconta una storia diversa. Le popolazioni del Mediterraneo avevano un’alimentazione basata su ciò che la terra offriva stagionalmente, spesso con un accesso limitato a proteine animali e cereali raffinati. L’attuale interpretazione della dieta mediterranea moderna, invece, promuove un elevato consumo di carboidrati sotto forma di pane e pasta industriale, zuccheri e alimenti trasformati, spesso mascherati sotto il concetto di “tradizione”.
È quindi cruciale distinguere tra l’idea romantica e idealizzata di dieta mediterranea e la sua reale applicazione storica. Un’analisi critica ci permette di capire come alcune delle attuali abitudini alimentari, attribuite erroneamente a questo modello, possano essere dannose se applicate senza una reale consapevolezza. Questo articolo intende esplorare le radici storiche della dieta mediterranea, evidenziandone le differenze rispetto al concetto moderno e offrendo una prospettiva più equilibrata e utile per il lettore.
L’origine storica della dieta mediterranea
La dieta mediterranea, nella sua versione storica, non è mai stata un modello unico e uniforme. Si trattava piuttosto di una serie di abitudini alimentari locali, adattate alle risorse disponibili e alle condizioni climatiche e sociali. Il termine stesso “dieta mediterranea” è stato coniato negli anni ’50 dal fisiologo americano Ancel Keys, che condusse il famoso studio “Seven Countries Study” per analizzare l’incidenza delle malattie cardiovascolari in diverse popolazioni. Keys osservò che le comunità del Mediterraneo, in particolare quelle del sud Italia e della Grecia, mostravano una minore incidenza di patologie rispetto ai Paesi del Nord Europa, dove il consumo di grassi animali era maggiore.
Va però sottolineato che lo studio di Keys si basava su un periodo storico molto particolare, segnato dalla scarsità alimentare del dopoguerra. Le popolazioni analizzate seguivano una dieta povera non per scelta, ma per necessità. Il consumo di carne e latticini era limitato, non per motivi salutistici, ma per ragioni economiche: non tutti potevano permettersi tali alimenti. La base dell’alimentazione era costituita da legumi, verdure locali, olio d’oliva prodotto artigianalmente e cereali integrali, quando disponibili.
Inoltre, è importante considerare il contesto socioeconomico di queste popolazioni: la vita era caratterizzata da un’intensa attività fisica, sia nel lavoro che negli spostamenti quotidiani. Questo stile di vita permetteva di bilanciare un consumo relativamente alto di carboidrati complessi, come il pane di grano integrale o le patate, con il dispendio energetico richiesto dalle attività quotidiane. Oggi, la vita sedentaria rende questo equilibrio molto più difficile da mantenere e richiede un approccio nutrizionale completamente diverso.
Un altro elemento chiave della dieta storica era la stagionalità degli alimenti: frutta e verdura venivano consumate solo durante la loro stagione naturale, senza la possibilità di accedere a prodotti importati o conservati per lunghi periodi. Anche il concetto di “olio d’oliva” era molto diverso rispetto a quello moderno. Non esistevano le attuali tecniche di raffinazione, e l’olio veniva estratto a freddo in modo artigianale, mantenendo intatte tutte le sue proprietà nutritive.
Alla luce di queste considerazioni, appare evidente come l’attuale interpretazione della dieta mediterranea sia una semplificazione moderna che non tiene conto delle reali pratiche alimentari di queste popolazioni. Non si trattava di un regime alimentare standardizzato, ma di uno stile di vita completo, in cui l’alimentazione era solo una parte di un insieme più ampio di fattori, tra cui il lavoro fisico e la disponibilità locale di risorse. Pensare di poter replicare oggi la dieta mediterranea storica senza considerare questi aspetti rischia di portare a fraintendimenti e, in alcuni casi, a scelte alimentari poco salutari.
L’evoluzione moderna: perché la “dieta mediterranea” non funziona più come un tempo
Nel corso degli ultimi decenni, il concetto di dieta mediterranea ha subito un’evoluzione profonda, passando da uno stile di vita basato su alimenti freschi e locali a una versione standardizzata, promossa spesso dai media e dalle industrie alimentari come un modello alimentare sano e bilanciato. Tuttavia, l’attuale interpretazione di questo modello presenta numerosi problemi, che rendono difficile replicare oggi gli stessi benefici ottenuti dalle popolazioni mediterranee storiche.
Uno dei principali cambiamenti riguarda la qualità degli alimenti. In passato, la dieta mediterranea si basava su prodotti freschi, spesso coltivati localmente e consumati nel loro stato naturale, senza processi di raffinazione o conservazione a lungo termine. Oggi, al contrario, la maggior parte degli alimenti disponibili è altamente industrializzata. Cereali raffinati, oli di bassa qualità e prodotti trasformati hanno preso il posto degli alimenti integrali e naturali che costituivano la base dell’alimentazione storica. Questo ha portato a un aumento del consumo di carboidrati raffinati e zuccheri, elementi che contribuiscono ad alterare il metabolismo e favoriscono l’accumulo di grasso viscerale.
Un altro aspetto critico è il cambiamento dello stile di vita. Le popolazioni che originariamente seguivano una dieta di tipo mediterraneo conducevano una vita molto più attiva rispetto a quella moderna. L’attività fisica era parte integrante della loro quotidianità, sia per il lavoro che per gli spostamenti. Questo elevato livello di movimento consentiva di utilizzare efficacemente i carboidrati complessi come fonte di energia. Oggi, invece, la vita sedentaria è la norma per gran parte della popolazione. Ciò significa che un piano alimentare ricco di carboidrati non viene bilanciato da un dispendio energetico adeguato, con conseguente aumento del rischio di insulino-resistenza e accumulo di grasso corporeo.
La stagionalità degli alimenti, un altro principio fondamentale della dieta mediterranea originale, è ormai quasi del tutto scomparsa. Grazie alla globalizzazione, è possibile trovare frutta e verdura fuori stagione in qualsiasi periodo dell’anno. Sebbene questo possa sembrare un vantaggio, in realtà ha portato a una riduzione della qualità nutrizionale degli alimenti. I prodotti fuori stagione, infatti, vengono spesso raccolti prematuramente e sottoposti a lunghi trasporti, perdendo gran parte dei nutrienti che li caratterizzano. Inoltre, l’abitudine di consumare sempre gli stessi alimenti, indipendentemente dalla stagione, ha ridotto la varietà alimentare, uno dei capisaldi della dieta mediterranea storica.
Infine, l’industria alimentare ha contribuito a diffondere una visione distorta della dieta mediterranea, spesso promuovendo alimenti trasformati come parte di questo modello. Prodotti confezionati a base di cereali raffinati, oli di scarsa qualità e dolci vengono spesso presentati come compatibili con la dieta mediterranea, quando in realtà non lo sono affatto. Questo ha contribuito a generare confusione tra i consumatori, che credono di seguire un modello alimentare salutare, mentre in realtà assumono alimenti poco nutrienti e ricchi di zuccheri.
I limiti della dieta mediterranea moderna
L’interpretazione moderna della dieta mediterranea presenta una serie di limiti che la rendono inadatta a molte persone, soprattutto se applicata senza una reale personalizzazione e consapevolezza. Uno dei principali problemi è rappresentato dall’eccessivo consumo di carboidrati, spesso sotto forma di cereali raffinati come pasta e pane. Questo tipo di alimenti, se consumato in quantità elevate, provoca un rapido aumento della glicemia e un picco della produzione di insulina, l’ormone deputato a immagazzinare l’energia in eccesso sotto forma di grasso. Nel lungo periodo, tali abitudini alimentari possono favorire l’accumulo di grasso viscerale e aumentare il rischio di sviluppare patologie metaboliche come il diabete di tipo 2.
Un altro limite significativo è la scarsa attenzione alla qualità delle proteine. Molte diete moderne ispirate alla dieta mediterranea sottovalutano l’importanza delle proteine di alta qualità, promuovendo invece un consumo eccessivo di cereali e legumi. In passato, le proteine animali provenivano da animali allevati in modo naturale, spesso liberi di pascolare e alimentati con cibo non industriale. Oggi, invece, gran parte delle proteine animali disponibili proviene da allevamenti intensivi, dove gli animali vengono nutriti con mangimi artificiali e sottoposti a trattamenti farmacologici. Questo altera il profilo nutrizionale delle carni, rendendole meno adatte a una dieta equilibrata. Anche per quanto riguarda i pesci, quelli allevati in modo intensivo presentano spesso un contenuto maggiore di grassi infiammatori rispetto ai pesci selvatici.
Inoltre, la mancanza di personalizzazione è un altro grosso limite dell’attuale interpretazione della dieta mediterranea. Ogni individuo ha esigenze nutrizionali diverse, che dipendono da fattori come età, livello di attività fisica, stato di salute e obiettivi specifici. Pensare di poter applicare un modello alimentare standardizzato a tutti è un errore che può portare a risultati deludenti o addirittura dannosi. Un piano nutrizionale efficace deve essere personalizzato e adattato alle caratteristiche specifiche della persona, in modo da garantire un corretto equilibrio dei macronutrienti e un impatto glicemico adeguato.
Infine, un limite spesso sottovalutato è la scarsa educazione alimentare. Molte persone seguono la dieta mediterranea basandosi su informazioni parziali o su mode del momento, senza una reale comprensione di cosa significhi mangiare in modo sano e bilanciato. Questo porta a un approccio alimentare poco consapevole, in cui si consumano grandi quantità di alimenti apparentemente sani ma che, in realtà, sono poveri di nutrienti e ricchi di zuccheri e additivi.
Alla luce di questi limiti, appare evidente che la dieta mediterranea, così come viene interpretata oggi, non può essere considerata un modello alimentare universale e immutabile. Al contrario, è necessario adottare un approccio personalizzato, che tenga conto delle reali esigenze nutrizionali di ciascuno e ponga l’accento sulla qualità degli alimenti e sull’equilibrio metabolico. Solo in questo modo è possibile costruire un piano alimentare efficace, capace di garantire benessere e salute nel lungo periodo.

Un nuovo approccio: personalizzazione e qualità
L’approccio moderno alla nutrizione deve necessariamente superare il concetto di una dieta universale valida per tutti. Ogni individuo ha un metabolismo unico, influenzato da fattori genetici, abitudini di vita, stato di salute e obiettivi personali. Per questo motivo, affidarsi a schemi alimentari rigidi come quello comunemente chiamato “dieta mediterranea” può risultare inefficace e, in alcuni casi, persino controproducente.
Un nuovo approccio più efficace si basa su due pilastri fondamentali: personalizzazione e qualità degli alimenti. La personalizzazione implica che il piano alimentare venga costruito su misura per l’individuo, tenendo conto di parametri come:
- Livello di attività fisica: una persona sedentaria avrà esigenze nutrizionali diverse rispetto a chi pratica sport regolarmente.
- Stato di salute: la presenza di patologie o condizioni particolari (ad esempio diabete, sindrome metabolica o problemi digestivi) richiede un’attenta selezione degli alimenti e delle loro quantità.
- Obiettivi specifici: perdere peso, mantenere il peso corporeo, aumentare la massa muscolare o semplicemente migliorare il benessere generale sono traguardi che richiedono strategie alimentari differenti.
Inoltre, un elemento cruciale di questo nuovo approccio è l’attenzione alla qualità degli alimenti. Non basta scegliere gli alimenti in base alla loro appartenenza a determinate categorie (carboidrati, proteine o grassi), ma è fondamentale valutare la loro provenienza e il loro grado di lavorazione.
Un Biologo Nutrizionista può svolgere un ruolo fondamentale in questo processo, aiutando la persona a selezionare alimenti di qualità e a costruire un piano alimentare che rispetti le sue esigenze uniche. La chiave del successo, quindi, non è seguire un modello alimentare predefinito come quello mediterraneo, ma sviluppare una strategia nutrizionale flessibile e personalizzata.
La necessità di un cambiamento culturale
Affinché un nuovo approccio nutrizionale possa essere efficace su larga scala, è necessario un cambiamento culturale profondo. La concezione attuale dell’alimentazione è spesso influenzata da mode passeggere, pubblicità e informazioni non sempre accurate diffuse dai media. Il concetto di dieta mediterranea, ad esempio, è diventato un brand più che un reale modello alimentare, perdendo gran parte del suo significato originario. Questo ha portato alla diffusione di abitudini alimentari sbagliate, giustificate dall’errata convinzione che si stia seguendo un modello sano solo perché etichettato come “mediterraneo”.
Un cambiamento culturale implica:
- Educazione alimentare consapevole
È fondamentale educare la popolazione a riconoscere la qualità degli alimenti e a comprendere l’importanza di una dieta varia e personalizzata. Questo significa insegnare a leggere le etichette dei prodotti, a distinguere gli alimenti freschi da quelli ultra-processati e a scegliere fonti di nutrienti adeguate. - Valorizzazione della stagionalità e della sostenibilità
Il recupero della stagionalità e della sostenibilità nella scelta degli alimenti è un elemento chiave per migliorare la qualità della dieta. Scegliere alimenti di stagione e preferibilmente a chilometro zero non solo garantisce un miglior profilo nutrizionale, ma riduce anche l’impatto ambientale legato al trasporto e alla conservazione degli alimenti. - Superamento del concetto di dieta standardizzata
L’idea che esista una dieta perfetta valida per tutti deve essere superata. Ogni individuo ha esigenze diverse, e il concetto di “equilibrio” deve essere costruito su misura. Parlare di dieta equilibrata senza considerare le caratteristiche personali porta a una generalizzazione pericolosa, che spesso induce le persone a fare scelte alimentari non adatte alle proprie condizioni. - Coinvolgimento delle istituzioni
Un cambiamento culturale richiede il coinvolgimento delle istituzioni, che devono promuovere politiche alimentari orientate alla qualità e alla salute. Questo può includere incentivi per i produttori che adottano metodi sostenibili, campagne di sensibilizzazione sulla corretta alimentazione e la regolamentazione delle pubblicità ingannevoli legate ai prodotti alimentari.
Solo attraverso un cambiamento culturale di questa portata sarà possibile superare l’approccio standardizzato e commerciale che oggi domina il panorama nutrizionale. Non si tratta di demonizzare un modello come la dieta mediterranea, ma di rimettere al centro la persona, la qualità degli alimenti e la consapevolezza nelle scelte alimentari. Un Biologo Nutrizionista può essere un prezioso alleato in questo percorso di cambiamento, guidando le persone verso un’alimentazione realmente sana, bilanciata e sostenibile.
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Conclusioni
La dieta mediterranea, così come viene intesa oggi, rappresenta più un’idea romantica che una realtà applicabile in modo efficace al contesto alimentare attuale. Sebbene storicamente abbia garantito uno stile di vita salutare a molte popolazioni del bacino del Mediterraneo, la sua versione moderna si è trasformata in un modello alimentare standardizzato e spesso inadeguato, soprattutto se considerato senza un’attenta valutazione delle caratteristiche individuali e senza una reale attenzione alla qualità degli alimenti.
Seguire una dieta etichettata come “mediterranea” senza comprendere le vere esigenze del proprio corpo, il ruolo della stagionalità e la qualità dei nutrienti rischia di portare a squilibri metabolici e a risultati deludenti. Per questo motivo, è essenziale adottare un approccio diverso, che metta al centro la personalizzazione del piano alimentare e l’uso di alimenti freschi, non raffinati e possibilmente a chilometro zero.
La chiave per una nutrizione efficace non risiede in modelli prestabiliti, ma nella capacità di adattare l’alimentazione alle necessità uniche di ogni individuo. Il Biologo Nutrizionista, con le sue competenze, può costruire un percorso alimentare realmente su misura, basato su una profonda comprensione del metabolismo umano e su strategie nutrizionali personalizzate. In questo modo, è possibile ottenere non solo il raggiungimento di obiettivi specifici – come il controllo del peso o il miglioramento di patologie metaboliche – ma anche un benessere complessivo duraturo nel tempo.
Infine, un cambiamento culturale nel modo di intendere l’alimentazione appare fondamentale. È necessario promuovere un’educazione alimentare consapevole, abbandonando i modelli universali e statici, e abbracciando un approccio dinamico, basato sulla qualità e sulla personalizzazione. Solo così sarà possibile costruire un nuovo paradigma nutrizionale, capace di rispondere alle reali esigenze delle persone e di promuovere uno stile di vita sano, sostenibile e realmente efficace.
La sfida, dunque, non è seguire pedissequamente una “dieta mediterranea moderna”, ma imparare a scegliere consapevolmente ciò che mangiamo, tenendo sempre presente che la qualità e l’equilibrio del nostro piano alimentare devono essere cuciti su misura per noi, come un abito sartoriale. Solo così potremo trasformare l’alimentazione in uno strumento concreto per migliorare la nostra salute e la nostra vita.
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Bravissimo nella spiegazione e non ci si sente giudicati! antonio garofano03/04/2023Trustindex verifica che la fonte originale della recensione sia Google. E stata davvero una bella esperienza. Soprattutto una sfida con me stesso che la professionalità del personale mi ha aiutato a raggiungere. Grazie mille. Sono passato da 106kg a 93 in soli due mesi ,certo rinunciando a qualche cattiva abitudine abitudine , ma se si ascoltano i consigli del team i risultati si vedono e si sta subito meglio grazie ancora Nirvana bortolotti15/09/2022Trustindex verifica che la fonte originale della recensione sia Google. Il percorso che ha seguito con voi mio marito gli ha permesso di raggiungere un equilibrio in termini di salute e di benessere psicofisico: oggi è molto meno affaticato, stanco e appesantito e in soli 4 mesi è riuscito a dimagrire 14,5 kg, mantenendo il peso anche in educazione alimentare. Aveva deciso di iniziare un anno fa perché il medico di base gli avevo trovato la pressione molto alta e doveva assolutamente perdere peso per una questione di salute. Nonostante lo spavento iniziale, oggi siamo felici perché la sua pressione si è normalizzata! Ha scelto questo percorso perché avevamo visto i risultati soddisfacenti che aveva ottenuto la compagna di nostro figlio e il fatto che sia una dieta qualitativa e non quantitativa… questo gli ha sicuramente permesso di vivere il percorso con molta serenità! Qui non ci sono integratori, non si devono pesare i cibi e ti insegnano un sano approccio all’alimentazione. Mio marito grazie al dimagrimento ha rispolverato vecchi abiti dall’armadio che ora gli stanno bene e ha ricevuto molti complimenti da chi non lo vedeva da un po’. Lo consiglia sicuramente a chi ha bisogno di acquisire un sano rapporto con il cibo, perché è davvero adatto a tutte le età Palmira Miccichè12/09/2022Trustindex verifica che la fonte originale della recensione sia Google. Oggi mi sento finalmente piena di energie, non vivo più con il senso di fame costante e ho ricominciato a guardarmi con piacere. Sono riuscita a perdere 9,3 kg in 2 mesi e oggi so di aver finalmente fatto pace con me stessa. La differenza con le diete provate in precedenza l’ho visto da subito: non si pesano gli alimenti, non si contano le calorie e non si patisce la fame. Per una persona come me che ha due lavori e poco tempo da passare ai fornelli, è stato fondamentale questo approccio. Ricette veloci, semplici e gustose che appagano il gusto e mi fanno dimagrire. Amo molto i dolci per cui trovare la panna tra i cibi proposti è stato bellissimo: ho adorato le colazioni con panna, fragole e noci oppure panna, mirtilli e cocco. Buonissime! Questa è la prova che dimagrire mangiando cibi gustosi è possibile. I risultati di questo percorso li ho visti fin dai primi giorni, ho perso anche 7-8 etti in un giorno e sentire le persone a me vicine e mio figlio dirmi “Si vede che hai perso peso” mi ha dato tanta motivazione. L’App è stata di grande aiuto perché è semplice da usare e ti permette di caricare le misure, consultare i menù e gestire la lista della spesa, così come ho trovato molto incoraggiante poter vedere le foto del prima e dopo, dove rispetto a quelle dell’inizio oggi vedo una differenza enorme. Ho consigliato e consiglio questo percorso a tutti coloro che vogliono perdere peso e tornare a volersi bene.