La Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è una delle più diffuse patologie femminili oltre che una delle maggiori cause di ipofertilità.
Se stai leggendo questo articolo sicuramente ne avrai sentito parlare e, per quanto sia un argomento comune e molto ampio, proverò a trasmetterti l’importanza di essere seguita in un percorso alimentare specifico che possa essere un aiuto in più ai protocolli farmacologici attualmente presenti.
La PCOS è una sindrome associata ad uno squilibrio iper-androgenico, disordini metabolici e disfunzioni riproduttive.
Sembra complicato ma in realtà è un concetto molto semplice: il tuo corpo inizia a produrre quantità troppo alte di ormoni androgeni (come il testosterone) e questo interferisce con la capacità del tuo organismo di ovulare.
In altre parole, avrai un ciclo mestruale senza avere ovulazione. In gergo tecnico si chiama “ciclo anovulatorio” e questo vuol dire che non sarai fertile almeno per quel ciclo.
Solitamente ogni donna presenta almeno due o tre cicli anovulatori all’anno poiché è un fenomeno fisiologico del tutto normale.
Attenzione però a non sottovalutare la diagnosi di PCOS. In questo caso la frequenza di cicli anovulatori nell’anno è molto alta ed è per questo che, come ti avevo anticipato, può essere causa di ipofertilità.
Ora ti starai chiedendo: cosa c’entra l’assetto ormonale e il ciclo mestruale con l’alimentazione?
Te lo spiego subito: il tessuto adiposo è un organo a tutti gli effetti e, probabilmente ti stupirai leggendolo, è direttamente implicato con l’aumento di testosterone.
Normalmente, nell’adipe il testosterone viene convertito in estradiolo attraverso un processo chiamato aromatizzazione del testosterone. Tuttavia, in alcune situazioni, come nelle donne con PCOS o in sovrappeso o obese, i livelli di aromatasi possono essere bassi. In questi casi, quindi, l’aumento della massa grassa può peggiorare la situazione.
Inoltre, un eccesso di massa grassa potrebbe portare ad insulino-resistenza, che gioca un ruolo chiave nel quadro clinico della PCOS.
La resistenza all’insulina si traduce con l’eccesso di insulina nel sangue. Questa condizione viene definita iperinsulinemia, la quale promuove:
- l’aumento della produzione di androgeni nelle ovaie e nelle ghiandole surrenali, che favorisce l’anovulazione;
- l’aumento della concentrazione dell’ormone LH, il quale aumenta l’effetto iperandrogenico;
- la diminuzione della sintesi epatica di SHBG, principale trasportatore di androgeni nel sangue. Più bassa è la loro concentrazione, più androgeni liberi ci sono nel sangue.
Ma non è solo questo. La dieta nella donna con Sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS), diventa un valido sostegno alla terapia farmacologica non solo per permettere la regressione delle disfunzioni ormonali in essere e compensare le conseguenze della sindrome, ma anche per prevenire delle conseguenze sul lungo termine.
Molto spesso come terapia viene prescritta la pillola anticoncezionale.
Ecco, in questi casi, associare all’assunzione del farmaco una dieta per ovaio policistico adeguatamente bilanciata potrebbe inizialmente sembrare non servire a nulla, poichè l’assetto ormonale è compensato dalla pillola, ma in ottica di sospensione della terapia, quindi con una cura senza pillola per l’ovaio policistico, si ha la possibilità di:
- arrivare alla sospensione del farmaco in condizioni metaboliche migliori;
- ridurre il rischio di tutto quello che era conseguenza metabolica/ormonale della PCOS;
- avere una ripresa più rapida dei cicli di produzione ormonale naturali.
Vorrei che questo concetto ti arrivasse molto chiaramente: durante il trattamento farmacologico non avvertirai di fatto alcun vantaggio dalla dieta perché lo squilibrio ormonale è compensato ma nel momento in cui toglierai la terapia ormonale perchè magari vorrai una gravidanza, ecco che l’aver seguito un percorso alimentare che ti abbia aiutata a cambiare abitudini prima di questa sospensione fa sì che il tuo corpo sia più ricettivo e più pronto a mettere di nuovo in atto tutti quei cicli di produzione ormonale che erano stati controllati dall’utilizzo della pillola.
Inoltre, se hai della massa grassa in eccesso, correggere l’alimentazione favorirà il tuo necessario dimagrimento, funzionale a ridurre proprio quella massa responsabile della iperproduzione di androgeni. In questo modo, una volta interrotta la terapia su indicazioni mediche, il tuo corpo si troverà con una composizione corporea in equilibrio.
E togli dalla mente l’idea “ho l’ovaio policistico, non dimagrisco o non dimagrirò mai”: se segui con grinta e determinazione e soprattutto se sei seguita con il giusto approccio, nulla ti impedirà di raggiungere il tuo obiettivo.
Obiettivi del trattamento dietetico nella Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS)
Il trattamento dietetico della Sindrome dell’ovaio policistico ha 4 obiettivi:
- migliorare le manifestazioni che sono correlate all’insulino resistenza e all’iperandrogenismo che sembra conseguirne (acne, irsutismo, cicli anovulatori o oligo-ovulatori ecc.);
- prevenire le complicanze sul lungo termine (come diabete, infertilità, ipertensione, e una maggiore incidenza del rischio di sviluppare tumore dell’endometrio);
- supportare la fertilità qualora tu stia cercando una gravidanza o anche solo se hai dei cicli molto irregolari;
- controllare gli effetti collaterali di eventuali farmaci usati per la PCOS (come ictus o trombi nelle gambe determinati dall’uso prolungato di estrogeni).
Dieta per Sindrome dell’Ovaio Policistico
Primo step: proporzioni
Ma da dove partire per strutturare una dieta per la PCOS?
La base da cui partire è una dieta in cui siano ripartiti correttamente i macronutrienti visto che molto spesso alla PCOS è associato un disequilibrio dell’insulina.
Per assolvere a questo compito la documentazione scientifica indica che il pasto debba apportare circa il 40% delle calorie totali sotto forma di carboidrati, il 30% dalle proteine e circa il 30% dai grassi.
Queste proporzioni possono variare in base alla specifica necessità della donna (es. perdita peso, performance sportiva, mantenimento del proprio peso con educazione alimentare ecc.) ed anche in funzione delle fasce orarie in cui viene consumato il singolo pasto.
Secondo step: scelta degli alimenti
Una volta capita la proporzione nel piatto, dovrai scegliere i tuoi alimenti.
FONTI DI CARBOIDRATI: dovrai fare attenzione che ci sia una frequenza maggiore di alimenti a basso carico glicemico rispetto a quelli che impattano negativamente sulla produzione di insulina. In ogni caso, anche gli alimenti a basso carico glicemico andranno consumati non superando il 40% della ripartizione prevista.
Non so se ti è già capitato di sentire “mi raccomando, se hai l’ovaio policistico togli il glutine!”.
Ecco, ci tenevo a fare chiarezza su questo punto importante: sebbene soprattutto in internet, molto spesso, la dieta per la PCOS sia associata all’eliminazione del glutine, non vi è alcun tipo di evidenza scientifica che suggerisca tale eliminazione. Certo, si può valutare l’esclusione o la riduzione di questa sosatnza, ma questo solo nel caso in cui la PCOS fosse accompagnata da malassorbimento, autoimmunità oppure aborto ricorrente. In caso contrario ricorda che non andrà eliminato, ma bisognerà imparare a gestire tutti i nutrienti con le giuste proporzioni, le giuste combinazioni e le giuste frequenze.
Riassumendo: per scegliere le tue fonti di carboidrati, sarà meglio preferire alimenti con un carico glicemico minore.
Ad esempio potresti preferire i fiocchi di avena a quelli di mais oppure il riso basmati invece del riso brillato ecc.
FONTI DI PROTEINE: utilizza materie prime fresche, non processate che quindi permettano una bassa presenza di AGEs (prodotti finali di glicazione avanzata).
Non ne avevi mai sentito parlare? Provo a spiegartelo in modo molto semplice.
Gli AGEs sono molecole dannose, che si formano quando proteine o grassi si combinano casualmente con gli zuccheri del sangue (glucosio e fruttosio). Gli AGEs, che sono principalmente contenuti proprio nei prodotti processati, si accumulano nelle arterie e ciò nel tempo può favorire l’insulino-resistenza (già possibilmente presente in pazienti con PCOS) o il diabete.Gli alimenti freschi inoltre, hanno maggiore ricchezza di vitamine, minerali e antiossidanti rispetto agli alimenti processati (esempio uova bio, tonno fresco invece che tonno in scatola, salmone fresco piuttosto che affumicato, petto di pollo invece che affettato e così via).
FONTI DI GRASSI: non dovrai mai seguire una dieta ipolipidica (a basso contenuto di grassi). Il grasso, a patto che sia di buona qualità, ti permetterà di mantenere un maggior controllo insulinico.
Come fonti di grassi è bene evitare i grassi trans (margarine, prodotti industriali, grassi fritti) e preferire grassi monoinsaturi (olio extravergine, noci macadamia, mandorle, nocciole, noci, crema di arachidi, cioccolato 100% – ricco di acido oleico, avocado).
Ricorda che la qualità delle materie prime che acquisti è di enorme importanza. Anche sulla scelta dei prodotti freschi, infatti, ci sono delle fondamentali considerazioni da fare.
Quindi cerca di scegliere frutta e verdura coltivate senza l’uso di pesticidi e preferibilmente non da coltivazione in serra, prediligi pesce fresco o surgelato ma pescato e rifornisciti di carne “allevata ad erba” (grass-fed) ed all’aperto, senza l’uso di ormoni o antibiotici, stessa regola per le uova con galline allevate all’aperto a terra ed alimentate correttamente.
Terzo step: menù e organizzazione dei pasti
A seconda del fine della dieta (perdere peso o meno), si potranno strutturare dei modelli di dieta che perseguono, un obiettivo dimagrante (che permette di perdere peso più velocemente e di conseguenza conduce ad un miglioramento della sindrome legato proprio a questa perdita) o un obiettivo di educazione alimentare bilanciata.
Esempio di menù:
Ricorda che la colazione dovrà essere sempre il pasto più abbondante della giornata.
Comprendo perfettamente che la gestione di un menù che tenga conto di tutte queste regole possa sembrare estremamente complessa ed è per questo che puoi ovviare a tutto questo affidandoti ad uno degli studi Nutrizionista.Bio presenti sul territorio nazionale e richiedendo una consulenza con uno dei Biologi del mio Team.
Dovrai solo ricordare di portare la tua documentazione clinica. A tutto il resto ci penseremo noi.